giovedì 30 maggio 2019

Isostasia

La compensazione isostatica secondo il modello di Airy. Vedi il testo per spiegazione.
In geologia l'isostasia è un fenomeno di equilibrio gravitazionale che si verifica sulla Terra tra la litosfera e la sottostante astenosfera.

Il principio dell'isostasia afferma che per ciascuna colonna di materiale deve esserci la stessa massa per unità di area tra la superficie ed una certa profondità di compensazione.

La denominazione di isostasia venne coniata dal geologo statunitense Clarence Dutton verso la fine del XIX secolo. È paragonabile al fenomeno di galleggiamento descritto dal principio di Archimede, infatti, come un cubetto di legno galleggia sull'acqua e a dipendenza del suo peso e densità sporge più o meno da essa, una massa rocciosa galleggia sul mantello sottostante e sporge più o meno evidentemente. Ogni variazione di massa di questi corpi rocciosi provoca uno spostamento verticale degli stessi, fino al conseguimento di un nuovo equilibrio. Questi movimenti sono detti aggiustamenti isostatici, ma siccome i blocchi si modificano di continuo, un equilibrio isostatico definitivo non sarà mai raggiunto.

Questo processo si verifica nella litosfera, dove sono presenti la crosta che ha una densità media di 2 o 3 g/cm3 che galleggia sul mantello, e più in particolare sull'astenosfera, avente una densità superiore, che si aggira intorno ai 5 g/cm3, che ha un comportamento plastico.

Ad esempio l'isostasia si verifica quando, durante l'orogenesi, lo spessore delle rocce della crosta aumenta oppure durante i periodi glaciali quando aumenta lo spessore della calotta glaciale che poggia sopra la crosta terrestre alle alte latitudini. Questo comporta un aumento di peso e quindi le rocce sprofondano nell'astenosfera. La parte sprofondata, detta radice, per stabilire un nuovo equilibrio con l'astenosfera, compirà una serie di movimenti isostatici. Questo si verifica perché l'astenosfera risponde con un comportamento plastico alla forza intensa e costante esercitata dalla soprastante radice.

Calcarenite - Rocce sedimentarie


Dal sito Sapere.it: sf. [da calc(ite)+arenite]. Roccia detritica nella quale le particelle, di dimensioni analoghe a quelle di una sabbia, sono costituite da materiale calcareo e sono legate da un cemento di calcite grossolanamente cristallina o da una matrice calcarea a grana fine. Le calcareniti si distinguono in extraformazionali e intraformazionali a seconda che i frammenti calcarei siano stati prodotti in ambiente subaereo oppure subacqueo. Le calcareniti del primo tipo sono piuttosto rare e si distinguono per inglobare frammenti di quarzo, di feldspati e di rocce silicatiche. Le calcareniti intraformazionali sono molto più diffuse e si suddividono in litocalcareniti, biocalcareniti e calcareniti oolitiche a seconda che siano costituite in prevalenza da granuli calcarei, da microfossili o frammenti di fossili, da corpuscoli calcarei subsferici a struttura concentrica (ooliti).


Enciclopedia dei pianeti extrasolari

Rappresentazione artistica di un'esoluna di HD 188753 Ab, primo pianeta extrasolare scoperto all'interno di un sistema multiplo a 3 stelle (stella tripla).

L'Enciclopedia dei pianeti extrasolari (in francese: Encyclopédie des planètes extrasolaires) è un sito di astronomia, fondato a Parigi da Jean Schneider nel febbraio 1995, costituito da un database di tutti i pianeti extrasolari conosciuti e candidati attualmente.

Il database del catalogo principale è costituito da tutti i pianeti extrasolari confermati oggi, e da un database con i rilevamenti dei pianeti non confermati. I database vengono frequentemente aggiornati con i nuovi dati provenienti da pubblicazioni e conferenze.

Nelle loro pagine, i pianeti sono elencati con le loro proprietà di base, come l'anno della scoperta, massa, raggio, periodo orbitale, semiasse maggiore, eccentricità, inclinazione, longitudine del periastro, tempo del periastro, variazione nella curva di luce, e tempo di transito. Le pagine dei dati del pianeta contengono anche i dati della stella madre, come il nome, la distanza, il tipo spettrale, la temperatura effettiva, la magnitudine apparente, massa, raggio, età ed altri dati fisici e astrometrici. L'unica mancanza nei dati stellari è la luminosità.

Per saperne di più: Extrasolar Planets Encyclopaedia, Sito dell'Enciclopedia dei pianeti extrasolari.

Il Lapislazzulo, simbolo dell'amicizia

Monile stile egiziano in Lapislazzulo
Il Lapislazzuli (o Lapislazzulo) è originato da un insieme di minerali. Il suo nome è di derivazione persiana e significa “pietra blu”.

Il suo colore blu intenso e brillante, con pagliuzze dorate diffuse sulla sua superficie donano l’immagine di un cielo stellato, di un meraviglioso spazio cosmico.
Lapislazzulo grezzo (naturale)
È una delle più antiche gemme di cui si conosca traccia, conosciuta anche come “la pietra degli Dei”. Il Lapislazzulo era molto importante ai tempi dei grandi faraoni, quando l’Egitto era nel suo periodo più fulgido.
I popoli Mesopotamici la consideravano il simbolo della divinità. Indossare una collana, un bracciale, degli orecchini confezionati con il Lapis, magari nelle forme più originali come il taglio a cuore, a goccia o a quadrato, avvicinano chi li indossa allo spazio senza tempo. 
Perline di Lapislazzulo
Il Lapis si danneggia se immerso in acqua calda, con il sapone e con gli acidi. Pertanto si deve evitare il contatto con detergenti e i gioielli che lo contengono vanno lavati accuratamente solo con acqua tiepida e asciugati immediatamente. Quando la pietra è stata colorata i solventi possono scioglierne il colore. Durezza: da 5 a 6 della scala di Mohs. Segni zodiacali associabili: gemelli, sagittario, pesci.

martedì 28 maggio 2019

Introduzione alle Rocce - Video Didattico

Roccia sedimentaria. Turbidite del Devoniano
Per rocce si intendono gli aggregati naturali di minerali (corpi inorganici formati in seguito a processi spontanei). Tuttavia, al contrario di questi ultimi, le rocce non possono essere espresse o definite mediante formule in quanto non presentano una composizione chimica definita.

Le rocce sono principalmente eterogenee, quindi costituite da più minerali. Le rocce omogenee, invece, contengono un unico tipo di minerale. In questo particolare caso la distinzione tra roccia e minerale diventa molto sottile: in genere alla roccia manca una vera continuità (vi è praticamente sempre la presenza di impurità).

Il video seguente è stato trovato su Youtube. Ottimo per una prima introduzione allo studio delle Rocce: magmatiche, sedimentarie, metamorfiche.
Buona Visione a tutti.


La formazione dei minerali (Video)

Feldspato - Moonstone

Pubblicato il 07 mar 2012
Video tratto dalle risorse multimediali per il corso di scienze della Terra Lupia Palmieri, Parotto, "Il Globo terrestre e la sua evoluzione edizione blu" (Zanichelli, 2012)
http://ebook.scuola.zanichelli.it/lup...
Categoria
Istruzione
Licenza
Licenza YouTube standard

lunedì 27 maggio 2019

Lithophaga lithophaga - Dattero di Mare

Effetti della bioerosione di Litophaga litophaga - Dattero di mare - su una roccia calcarea
Il dattero di mare (Lithophaga lithophaga) è un mollusco bivalve della famiglia Mytilidae.

Si insedia all'interno di rocce calcaree o conchiglie più grosse corrodendole mediante delle secrezioni acide che secerne da apposite ghiandole. La sua crescita è estremamente lenta, e per raggiungere la lunghezza di 5 cm, sono necessari da 15 ai 35 anni.

Esemplari di Lithophaga lithophaga al museo di Amsterdam
Il suo consumo, la detenzione, il commercio e la pesca sono vietati in tutti i paesi dell'Unione Europea ai sensi dell'art.8 del Regolamento (CE) 1967/2006. In Italia, già il DM 16 ottobre 1998 vietava tutte queste attività: … Considerato che gli istituti scientifici incaricati di effettuare studi in materia hanno evidenziato che le attività di pesca della L. lithophaga e del Pholas dactylus (dattero bianco) provoca alterazione ai fondali rocciosi con distruzione di biocenosi.

Nebulosa di Orione con Video HD

Nebulosa di Orione fotografata dal telescopi spaziale Hubble nel 2006
La Nebulosa di Orione (nota anche come Messier 42 o M 42, NGC 1976) è una delle nebulose diffuse più brillanti del cielo notturno. Chiaramente riconoscibile ad occhio nudo come un oggetto di natura non stellare, è posta a sud del famoso asterismo della Cintura di Orione, al centro della cosiddetta Spada di Orione, nell'omonima costellazione.

Posta ad una distanza di circa 1 270 a.l. dalla Terra, si estende per circa 24 anni luce ed è la regione diformazione stellare più vicina al Sistema solare. Vecchie pubblicazioni si riferiscono a questa nebulosa col nome di Grande Nebulosa, mentre più anticamente i testi astrologici riportavano lo stesso nome della stella Eta Orionis,Ensis (la spada), che però si trova in un'altra parte della costellazione. Si tratta di uno degli oggetti più fotografati e studiati della volta celeste, ed è sotto costante controllo a causa dei fenomeni celesti che hanno luogo al suo interno; gli astronomi hanno scoperto nelle sue regioni più interne dischi protoplanetari, nane brune e intensi movimenti di gas e polveri.

La Nebulosa di Orione contiene al suo interno un ammasso aperto molto giovane, noto come Trapezio. Le osservazioni con i più potenti telescopi (specialmente il Telescopio spaziale Hubble) hanno rivelato molte stelle circondate da anelli di polveri, probabilmente il primo stadio della formazione di un sistema planetario.

La nebulosa è stata riconosciuta come tale nel 1610 da un avvocato francese, Nicolas-Claude Fabri de Peiresc(1580-1637), anche se, date le dimensioni e la luminosità, era certamente conosciuta anche in epoche preistoriche. Tolomeo la identificava come una stella della spada di Orione, di magnitudine 3.


domenica 26 maggio 2019

Vulcano Sinabung - Stratovulcano

Nube piroclastica del vulcano durante un'eruzione
Il Monte Sinabung (Gunung Sinabung in indonesiano) è uno stratovulcano dell'Indonesia la cui altezza è di 2.460 metri s.l.m., la cui formazione risale al Pleistocene, situato sull'isola di Sumatra, nelle immediate vicinanze di un altro vulcano: il Sibayak.
La sua ultima eruzione iniziata nel novembre 2013 è ancora in corso, è avvenuta dopo circa 400 anni dall'ultimo fenomeno.


Il Vulcano si trova nell'Arco della Sonda una catena vulcanica che unisce la Cintura Alpide con la Cintura di fuoco. È costituito da quattro crateri formati da andesite e dacite, uno solo dei quali risulta essere attivo.

venerdì 24 maggio 2019

Chuquicamata - Cile - La Miniera di Rame più grande del mondo.

Come appare la miniera di rame più grande del mondo su Google maps
Chuquicamata, detta anche Chuqui, è la miniera di rame a cielo aperto più grande del mondo. Sita in Cile nella Regione di Antofagasta, a 15 km a nord di Calama e a 245 km a nord-est del capoluogo Antofagasta.

Di forma ellittica, è lunga 4,5 km e larga 2,5 km, ha una superficie di circa 800 ha e supera i 1000 m di profondità.

Nel 1879, a seguito della Guerra del Pacifico, questa regione passò in mano al Cile.
Una foto della miniera
L'impresa statunitense Guggenheim Bros vi produsse la prima barra di rame il 18 maggio 1915 e successivamente cambiò vari nomi tra cui: Chile Copper Co., Anaconda Co. e Chilex Exploration Co. Verso la fine degli anni sessanta l'estrazione mineraria venne nazionalizzata.

Quando iniziò l'estrazione intensiva di rame nella regione arrivarono migliaia di minatori in cerca di opportunità.

La città di Chuquicamata, che era stata costruita nelle vicinanze, si sta inesorabilmente spopolando e morendo: la miniera, che continua ad allargarsi, sta raggiungendo la zona occupata dalle case. Per questo la Codelco, che dirige la miniera, sta costruendo nella periferia della città di Calama, nuove case per trasferire la popolazione costituita quasi ed esclusivamente da suoi lavoratori.

La miniera ha quasi esaurito la capacità produttiva come miniera a cielo aperto, tanto che nel 2012 sono iniziati i lavori di costruzione della miniera sotterranea. I tunnel principali di accesso e trasporto sono stati assegnati alla impresa italiana Astaldi.

 

Elenco Placche Tettoniche o Zolle Tettoniche

Mappa delle Placche - Clicca sull'immagine per ingrandirla
Placca Africana
Placca Altiplano
Placca Amur
Placca Anatolica
Placca Antartica
Placca Araba
Placca Australiana
Placca Bismarck del Nord
Placca Bismarck del Sud
Placca Burma
Placca Caraibica
Placca Caroline
Placca Cocos
Cintura mobile delle Filippine
Placca delle Ande del Nord
Placca delle Isole Sandwich
Placca delle Filippine
Placca del Mar di Banda
Placca del Mare delle Isole Salomone
Placca di Nazca
Placca di Panama
Placca Euroasiatica
Placca del Pacifico
Placca Ellenica
Placca Explorer
Placca Farallon
Placca Gorda
Placca Halmahera
Placca Iberica
Placca Indiana
Placca Indo – Australiana
Placca Juan de Fuca
Placca Manus
Placca Maoke
Placca Moesia
Placca delle Molucche - M.S.C.Z. (zona di collisione del mare delle Molucche)
Placca Nordamericana
Placca Okhotsk
Placca Okinawa
Placca Pacifica
Placca Rivera
Placca Sangihe
Placca Scotia
Placca Somala
Placca Sudamericana
Placca Sunda
Placca Testa di uccello
Placca Timor
Placca Woodlark
Placca Yangtze

giovedì 23 maggio 2019

La geomorfologia degli oceani

L’ambiente oceanico viene fondamentalmente suddiviso in due domini fondamentali: il dominio bentonico, costituito dai fondali e dagli organismi ad essi legati, e quello pelagico composto dalle acque sovrastanti.
Schema delle suddivisioni degli oceani (Ghirardelli, 1981; modif.)

Lungo il profilo del fondale, precedentemente descritto, sono stati identificati diversi ambienti, chiamati piani, in cui le caratteristiche chimiche e fisiche dell’ambiente sono piuttosto costanti, o comunque variano in modo uniforme. Il primo è il piano sopralitorale che comprende le zone che normalmente non sono bagnate dalle acque ma sono raggiunte solo dagli spruzzi delle onde e da maree eccezionali. È un ambiente difficile dove gli organismi a volte subiscono accidentali immersioni e devono tollerare l’accumulo di sale causato dall’evaporazione. Il limite inferiore di questo piano continua con il piano mesolitorale, compreso fra i normali limiti dell’alta e della bassa marea. Qui gli organismi devono sopportare complete immersioni ed emersioni per ben due volte al giorno. In genere in Mediterraneo questo piano è piuttosto ridotto, in quanto la marea spesso non supera i 30 cm di dislivello. Fra le specie meglio adattate ricordiamo i Balanidi che possono chiudersi ermeticamente e conservare una piccola quantità d’acqua fino alla successiva immersione. Più in profondità troviamo il piano infralitorale che si spinge fino a dove penetra sufficiente luce da permettere la vita dei vegetali fotofili, amanti della luce, come ad esempio la Posidonia oceanica, tipica del Mediterraneo. L’estensione di questo piano varia notevolmente in funzione della limpidezza delle acque: in alcuni casi può essere di soli pochi metri, come in certe zone dell’Adriatico settentrionale, ma eccezionalmente può raggiungere i 50-60 m, come avviene intorno ad alcune isole.
Questa indubbiamente è la fascia batimetrica maggiormente interessata dalla visita dei subacquei sportivi. Oltre tale profondità troviamo il piano circalitorale che a sua volta termina dove la luce diventa così scarsa da compromettere la vita vegetale. In questa fascia troviamo le alghe sciafile, in grado di sfruttare la poca luce disponibile, e molte forme di vita animale che tendono a prendere il sopravvento su quelle vegetali. Nel regno delle tenebre, comprendente il piano batiale, lungo le scarpate, il piano abissale e quello adale nelle fosse più profonde, assenti in Mediterraneo, troviamo solo forme animali o che comunque non dipendono direttamente dalla luce per la loro sopravvivenza ma in parte dalla "pioggia" di sostanza organica che proviene dalle acque soprastanti e in parte dall’attività chemiosintetica dei microrganismi che vivono su questi fondali. Qui gli esseri viventi assumono aspetti e comportamenti particolari, derivanti dall’adattamento al buio ed alla pressione. Alcuni non possiedono organi visivi, altri invece sono in grado di produrre luce mediante fenomeni di bioluminescenza. È un ambiente ancora in gran parte sconosciuto, nonostante gli ingenti sforzi compiuti da numerosi centri di ricerca in tutto il mondo.
Il dominio pelagico è a sua volta suddiviso in due provincie: quella neritica, sopra alla piattaforma continentale, e quella oceanica, in mare aperto. La colonna d’acqua, con gli organismi che contiene, è solitamente suddivisa in fasce di profondità quali: epipelagica (0-50 m), mesopelagica (50-200 m), infrapelagica (200-600 m), batipelagica (600-2000 m), abissopelagica (2000-7000 m) ed infine adopelagica (nelle fosse oceaniche).
da:

 

Vulcano - Pico de Orizaba 5.610 m - Messico


Il Pico de Orizaba (5.610 m s.l.m.) - detto anche Citlaltépetl (monte della stella) dal nahuatl citlalli 'stella', e tepētl 'monte' - è la più alta montagna del Messico e la terza più alta del Nord America. Gli antichi abitanti nahua della zona di Orizaba lo chiamavano invece Iztactépetl ('monte bianco').
Si trova al confine tra gli stati federali di Puebla e di Veracruz. Sovrasta la valle e la città di Orizaba. È uno dei tre vulcani messicani, assieme al Popocatépetl e l'Iztaccíhuatl ad avere la vetta coperta da ghiacciaio perenne.


Ubicazione
È uno stratovulcano che fa parte della Fascia Vulcanica Trasversale; si trova nella sua parte finale orientale, dove il suddetto sistema orografico incontra la Sierra Madre Orientale. Il vulcano è attualmente dormiente ma non estinto.
Sono andate perdute le registrazioni delle eruzioni precedenti la conquista spagnola, mentre si ha notizia delle eruzioni del 1537, 1545, 1559, 1566, 1569, 1613, 1630 e 1687.
Nel 1937 è stato creato un parco nazionale che ingloba il cono vulcanico e l'area circostante e vi sono molte vie d'accesso per l'esplorazione e la scalata della montagna.
Ha un compagno, a soli 6 km in direzione sud-ovest, nel vulcano Sierra Negra (4.640 m s.l.m.), sulla cui cima si trova il Gran Telescopio Millimetrico (GTM), il più grande radiotelescopio del mondo.

lunedì 20 maggio 2019

Pterodactylus - Paleontologia


Pterodactylus (dal greco "πτέρòv" che significa "ala", e "δάκτυλος" che significa "dito", quindi "dalle dita alate"; Cuvier, 1809) è un estinto genere di pterosauro, i cui membri sono popolarmente chiamati "pterodattili" (/tɛrədæktɨlz/). Attualmente, il genere contiene una singola specie, Pterodactylus antiquus, che oltre ad essere la specie tipo è anche il primissimo genere di pterosauro mai rinvenuto.

I principali ritrovamenti di resti fossili di questo animale sono stati rinvenuti principalmente, nei Calcari di Solnhofen, di Baviera, in Germania, risalenti alla fine del periodo Giurassico (inizio Titoniano), circa 150,8-148-500 milioni di anni fa anni, anche se alcuni resti frammentari sono stati rinvenuti anche in altre aree in Europa e in Africa.

Dimensioni dell'olotipo sub-adulto (blu) e di un esemplare adulto (verde), entrambi, in posizione di volo e di movimento terrestre, in confronto ad un uomo
Ricostruzione grafica di P. antiquus
Questo animale era un predatore che probabilmente si cibava, soprattutto, di pesci e piccoli invertebrati marini. Come tutti gli pterosauri, anche le ali dello Pterodactylus erano formate da una membrana di pelle che si estendeva dalla fine del quarto dito della "mano" fino agli arti posteriori. L'ala era supportata, ulteriormente, internamente da fibre di collagene ed esternamente da strutture cheratinose.
Per saperne di più: Wikipedia

Dimensioni nello spazio - La Terra nella Galassia - Animazione


La Terra ha un diametro di 12.742 Km, il Sole 1.391.400 km. Gli altri corpi giudicateli voi.
L'animazione mostra le dimensioni relative dalla Terra a VY Canis Majoris, una delle stelle più grandi conosciute.
Fonte: http://cfivarese.altervista.org/

domenica 19 maggio 2019

La Placca Antartica

L'Antartide dal satellite oggi.

La placca antartica è una placca tettonica della litosfera terrestre, che corrisponde al continente antartico e alle porzioni meridionali degli oceani circostanti, estendendosi su una vastissima area all'estremità meridionale del pianeta Terra.
Le placche terrestri; in blu la placca antartica.

I suoi confini geologici sono divisi con:
la placca pacifica, in corrispondenza dell'oceano omonimo, tramite un margine divergente segnato dalla dorsale pacifico-antartica e dalla parte meridionale della dorsale pacifico orientale; ad oriente di questa, la placca antartica confina con la più piccola placca di Nazca;
la placca africana, tramite i margini divergenti marcati dalla dorsale atlantico-indiana e dalla dorsale indiano-sudoccidentale, separate dalla importante frattura del Mozambico;
la placca sudamericana, al di sotto della quale subduce in prossimità delle coste meridionali del Cile;
la placca Scotia, nella parte meridionale dell'Atlantico sudamericano;
la placca indo-australiana, tramite un margine divergente segnato dalla dorsale indiana sudorientale e dalla parte sudorientale della dorsale medio-indiana.

La placca antartica è ampia all'incirca 60.900.000 km²; come tale, è la quinta più grande placca tettonica del pianeta. Comprende tradizionalmente anche la placca delle Shetland.

La placca antartica comprende aree di crosta terrestre sia oceanica che continentale (tutta la massa continentale antartica); quest'ultima è costituita per la maggior parte da superfici antiche e stabilizzate (piattaforma dell'Antartide orientale) e da superfici più recenti, di epoca cenozoica e mesozoica.

martedì 14 maggio 2019

Stella - "Per aspera ad astra" - Astronomia

A parte il Sole, le stelle sono così lontane da essere visibili solo come punti di luce, nonostante il loro diametro sia di milioni di chilometri.
Una stella è un corpo celeste che brilla di luce propria. In astronomia e astrofisica il termine indica uno sferoide luminoso di plasma che genera energia nel proprio nucleo attraverso processi di fusione nucleare; tale energia è irradiata nello spazio sotto forma di radiazione elettromagnetica, flusso di particelle elementari (vento stellare) e neutrini. Buona parte degli elementi chimici più pesanti dell'idrogeno e dell'elio (i più abbondanti nell'Universo) vengono sintetizzati nei nuclei delle stelle tramite il processo di nucleosintesi.
La stella più vicina alla Terra è il Sole, sorgente di gran parte dell'energia del nostro pianeta. Le altre stelle, ad eccezione di alcune supernovae, sono visibili solamente durante la notte come dei puntini luminosi, che appaiono tremolanti a causa degli effetti distorsivi (seeing) operati dall'atmosfera terrestre.
Il Sole ripreso in falsi colori dal Solar Dynamics Observatory della NASA nella banda dell'ultravioletto.
Le stelle sono oggetti dotati di una massa considerevole, compresa tra 0,08 e 150–200 masse solari (M). Gli oggetti con una massa inferiore a 0,08 M sono detti nane brune, corpi a metà strada tra stelle e pianeti che non producono energia tramite la fusione nucleare, mentre non sembrano esistere, almeno apparentemente, stelle di massa superiore a 200 M, per via del limite di EddingtonSono variabili anche le dimensioni, comprese tra i pochi km delle stelle degeneri e i miliardi di km delle supergiganti e ipergiganti, e le luminosità, comprese tra 10−4 e 106 - 107 luminosità solari (L).
Le stelle si presentano, oltre che singolarmente, anche in sistemi costituiti da due (stelle binarie) o più componenti (sistemi multipli), legate dalla forza di gravità. Un buon numero di stelle convive in associazioni oammassi stellari (suddivisi in aperti e globulari), a loro volta raggruppati, insieme a stelle singole e nubi di gas e polveri, in addensamenti ancora più estesi, che prendono il nome di galassie. Numerose stelle possiedono inoltre uno stuolo più o meno ampio di pianeti.
Immagine agli infrarossi della Nebulosa Aquila ripresa dal Telescopio Spaziale Spitzer. Il colore verde rappresenta le nubi di polveri fredde, inclusi i Pilastri della Creazione; il colore rosso rivela le polveri surriscaldate, forse dall'esplosione in supernova di una stella molto massiccia, la cui luce sarebbe giunta a noi in un tempo non determinato degli ultimi due millenni. Nelle aree centrali in verde sono presenti delle macchie rossastre coincidenti con delle stelle in formazione ancora avvolte nelle nubi.
Per saperne di più inizia da qui: Wikipedia

lunedì 13 maggio 2019

Il Vulcano

Struttura di un vulcano

Testo e immagini da Wikipedia 

Il vulcano è una struttura geologica complessa generata all'interno della crosta terrestre dalla risalita, in seguito ad attività eruttiva di una massa rocciosa fusa, il magma, formatasi sotto o all'interno della crosta terrestre.

Un vulcano è formato da una struttura non visibile, interna alla crosta che comprende la camera magmatica e i condotti magmatici, e una struttura visibile esterna formata dal rilievo vulcanico, generalmente più o meno conico, formato dall'accumulo dei materiali emessi dal cratere vulcanico o dai crateri durante le varie fasi eruttive. Più in generale sono considerati vulcani tutte le discontinuità nella crosta terrestre attraverso le quali, con manifestazioni varie, si fanno strada i prodotti dell'attività magmatica endogena: polveri, gas, vapori e materiali fusi.

Esplosione del Pinatubo 1991
La fuoriuscita di materiale è detta eruzione e i materiali eruttati sono lava, cenere, lapilli, gas, scorie varie e vapore acqueo. Le masse di rocce che formano un vulcano vengono chiamate rocce ignee, poiché derivano dal raffreddamento di un magma risalito dall'interno della Terra. La forma e l'altezza di un vulcano dipendono da vari fattori tra cui l'età del vulcano, il tipo di attività eruttiva, la tipologia di magma emesso e le caratteristiche della struttura vulcanica sottostante al rilievo vulcanico. Sulla superficie terrestre il 91% dei vulcani sono sottomarini (in gran parte situati lungo le dorsali medio oceaniche) mentre circa 1500 sono quelli oggi attivi sulle terre emerse.

I vulcani possono eruttare in modo tranquillo (effusivi), o in modo esplosivo. I fattori che influiscono sulle caratteristiche di un vulcano sono la viscosità del magma e il suo contenuto in silice.
Etna, cratere di sud-est (eruzione del 2006)
Ciò che è comunemente chiamato vulcano, nella terminologia tecnica è definito edificio vulcanico o cono vulcanico, ma siccome il termine più usato è vulcano, l'edificio vulcanico molto spesso è chiamato così anche in geologia.

I vulcani testimoniano l'esistenza, nelle zone profonde della litosfera, di masse fuse silicatiche naturali dette magmi.

Un generico vulcano è formato da: una camera magmatica, ovvero il serbatoio sotterraneo nel quale è presente il magma che alimenta il vulcano; un camino o condotto vulcanico principale, luogo di transito del magma dalla camera magmatica verso la superficie; un cratere o bocca sommitale, dove sgorga il condotto principale; uno o più condotti secondari, i quali, sgorgando dai fianchi del vulcano o dalla stessa base, danno vita a dei coni e crateri secondari; delle fessure laterali, fratture longitudinali sul fianco del vulcano, provocate dalla pressione del magma. Esse permettono la fuoriuscita di lava sotto forma di eruzione fessurale.

Il camino non è necessariamente situato geograficamente sulla perpendicolare della faglia da cui affluisce il magma, dato che il condotto può essere anche a percorso trasversale (anzi, solitamente lo è, eccetto che nei punti caldi), un vulcano può essere il camino di una faglia situata a parecchi chilometri di distanza. È il caso del Vesuvio, la cui faglia passa circa 40 km più ad est.

Viene definito cono vulcanico la parte in superficie del vulcano formata dall'edificio che prende la forma di un cono più o meno integro sulla cui sommità si apre un cratere principale. Il cono vulcanico può naturalmente variare nella forma dipendentemente dalla composizione del magma solidificato che lo costituisce e dalla quantità di materiale fuoriuscito dal serbatoio magmatico sottostante.

Il Puʻu ʻŌʻō, cratere del vulcano Kīlauea, sull'isola di Hawaiʻi
I vulcani delle isole Hawaii, come il Mauna Kea e il Mauna Loa, hanno coni vulcanici molto grandi ma i loro pendii sono relativamente poco ripidi, questo grazie al loro magma prevalentemente basico molto fluido che viene eruttato in grandi quantità. Al contrario, vulcani come il Vesuvio hanno coni con pendici ripide ed edificio di gran lunga inferiore per massa rispetto ai fratelli maggiori prima citati. Questi vulcani hanno un magma viscoso e questo impedisce lunghe colate e dà origine a forti esplosioni a causa del tappo solido che si forma dopo eruzioni precedenti nella parte terminale del camino magmatico. Alcuni coni vulcanici presenti sul pianeta hanno geometria perfetta come Il Cotopaxi in Ecuador.
Mappa della Cintura di fuoco del Pacifico
La disposizione dei vulcani risulta localizzata in massima parte lungo i margini tra le placche tettoniche (es. cintura di fuoco) e in particolare lungo le fosse abissali (zone di subduzione) dove lo sprofondamento della crosta oceanica sotto altre porzioni di crosta porta alla fusione di parte della zona rocciosa di contatto per attrito, oppure lungo le dorsali oceaniche dove il magma del mantello terrestre risale in superficie attraverso le fratture della crosta oceanica, punti nei quali il cui magma solidificato viene ad ogni eruzione a "saldare" le placche stesse; i terremoti lungo le dorsali sono dunque la rottura repentina di queste saldature al raggiungimento di un certo livello di stress meccanico. Questo è anche il motivo per cui le eruzioni sono spesso precedute da terremoti. In queste zone dunque il vulcanismo è spesso associato anche ai fenomeni sismici per la concomitanza delle forze tettoniche in gioco. L'Italia è l'unico stato nell'Europa continentale ad avere vulcani attivi sul suo territorio. Un vulcano è una spaccatura nel terreno dalla quale fuoriescono lava incandescente, grandi quantità di gas e cenere. L'eruzione può provocare danni e trasforma in poco tempo il territorio circostante anche a grande distanza.


domenica 12 maggio 2019

Icnologia

Cunicoli prodotti da crostacei Thalassinoides del Giurassico medio. (Cratere di erosione Qatan, nel sud di Israele).
L'icnologia, dal greco ichnos (traccia) e logos (discorso), è la branca della paleontologia e della biologia che si occupa dello studio delle tracce lasciate dagli organismi animali. In particolare, la paleoicnologia si occupa dello studio degli icnofossili, mentre la neoicnologia si occupa dello studio delle tracce inerenti all'era moderna. Questa disciplina consente di effettuare un confronto tra le tracce moderne e quelle fossilizzate fornendo un supporto allo studio del comportamento e dell'anatomia degli organismi che hanno lasciato tali tracce, persino nel caso in cui non sia possibile rinvenire dei corpi fossilizzati. L'icnologo è lo scienziato la cui area di studio e ricerca è l'icnologia.

Il termine icnologia fu introdotto nel 1836 dal geologo inglese William Buckland, con riferimento allo studio delle impronte fossili. Negli Stati Uniti il pioniere di questi studi fu Edward Hitchcock, che istituì il Gabinetto Icnologico dell'Amherst College (a Amherst, nel Massachusetts), basato prevalentemente su materiale raccolto nella valle del fiume Connecticut.

Nel 1881 anche Charles Darwin pubblicò uno studio sull'argomento, occupandosi di bioturbazione e in particolare dei cunicoli scavati dai lombrichi.

Gli studi icnologici sono basati sulla scoperta e analisi delle strutture biogeniche, ovvero le tracce lasciate da organismi viventi. Pertanto, le tane degli animali, le impronte dei piedi e delle mani, i percorsi, i segni della coda, sono esempi di strutture biogeniche; non lo sono i gusci delle conchiglie, così come i resti dei corpi degli animali.

Per mantenere una differente nomenclatura per corpi e tracce fossili, viene utilizzato il concetto di icnospecie o icnotaxon per denominare le tracce fossili. Gli icnotaxa sono classificati in modo alquanto differente nellanomenclatura zoologica rispetto ai taxa basati sui resti fossili.

giovedì 9 maggio 2019

Halite - Salgemma - NaCl

Cristalli di Sale - Mar Morto
La halite (dal greco άλς = sale e λίθος = pietra.), detto anche salgemma (nome composto da sale e gemma per il suo aspetto cristallino) è un minerale fatto di cloruro di sodio, che appartiene al gruppo omonimo. Ha durezza 2 e densità tra 2,1 e 2,2 grammi per centimetro cubo.
Fu descritta per la prima volta da Ernst Friedrich Glocker (1793 - 1858), mineralogista e geologo stratigrafico tedesco, nel 1847.

Si presenta in cristalli cubici, più raramente ottaedrici, scheletrici e geminati, aggregati granulari o fibrosi, in croste e in stalattiti. Caratteristiche sono le forme a tramoggia di alcuni cristalli cubici, in cui gli spigoli sono cresciuti più in fretta che non il centro delle facce. Tipica fra tutte è la colorazione azzurra o violetta talora anche assai scura di alcuni esemplari. Questa colorazione è in generale da ascriversi a difetti del reticolo cristallino, probabilmente indotti dalla radioattività, come il colore viola nerastro di alcune fluoriti. Mentre però le fluoriti sono a stretto contatto con minerali di uranio (pechblenda), e ciò spiegherebbe la radioattività, nel caso dell'halite la spiegazione è più complessa: sembrerebbe che essa sia opera del potassio, che contiene l'isotopo K 40 leggermente radioattivo ed è spesso presente nei minerali (silvite e carnallite) che accompagnano l'halite. Per la maggior parte dei cristallografi si tratta tuttavia di difetti reticolari causati dalla rapidità della crescita.

Miniera di Sale - Realmonte, Sicilia - Italkali
Si trova principalmente sotto forma di banchi estesi formati dall'evaporazione di masse d'acqua salata (antichi laghi salati o mari); questi banchi si trovano inclusi nelle rocce di tutte le età geologiche e il loro spessore può variare da poche decine di centimetri a svariate centinaia di metri.

Spesso le rocce che lo racchiudono sono argillose, ma compatte, e pertanto praticamente impermeabili all'acqua: questo permette la conservazione del minerale, altrimenti diluito da acque sotterranee. In questi giacimenti si presenta comunemente associato a gesso, kainite, carnallite, silvite, anidrite, polialite e kieserite.

Meno importanti sono i giacimenti superficiali e intermediari, formatisi per evaporazione di laghi salati recenti, dove l'halite spesso forma una crosta compatta che ricopre le acque salmastre.

La si osserva anche, in piccole quantità, come prodotto di attività vulcaniche.

Ha sapore salato. È solubile in acqua, piuttosto insolubile in etanolo. Crepita al cannello e colora la fiamma di color giallo vivo. Poiché è leggermente igroscopico, è preferibile conservarlo in luogo fresco e chiuso.

A Heilbronn, Berchtesgaden e Staßfurt, in Germania; Salisburgo, in Austria, che deriva la sua etimologia dal termine stesso, Villaggio del sale; importanti giacimenti a Wieliczka, in Polonia (ormai non più sfruttato); nelSol'-Ileckij rajon, nell'Oblast' di Orenburg, in Russia. A Cardona, presso Barcellona; a Dax, nelle Landes, in Francia. Nella Louisiana e nel Texas si presenta sotto forma delle cosiddette salt domes, cioè cupole saline, alcune volte larghe diversi chilometri, di forma caratteristica e derivate da una vera e propria estrusione delle rocce circostanti.

In Italia halite compatta associata con gesso si trova presso le Saline di Volterra e San Gimignano e a Ponteginori, in Toscana; e la storica miniera, risalente a Plinio il vecchio, di Lungro, in Calabria. Anche in prossimità della Valle del Neto nel comune di Belvedere di Spinello in provincia di Crotone è presente una miniera di salgemma, divenuta famosa per lo storico collasso del 1983. Particolarità di tale struttura è l'estrazione del salgemma che avviene tramite estrazione a pozzi multipli.

Svariate miniere sono attive in Sicilia: in bei cristalli incolori entro masse compatte bianche a Bosco Stincone, nel comune di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta; assieme a bischofite e carnallite nella miniera di Pasquasia del comune di Enna. Nel comune di Lercara Friddi vi è la miniera Coffara Muti di sola halite. A Petralia vi è una miniera di particolare purezza. Infine, si trova anche in piccolissimi cubetti incolori nelle fumarole secche del Vesuvio.

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