giovedì 29 agosto 2019

Planet Earth: Amazing nature scenery (Video 1080p HD)

Travertino - Pammukale - Turchia
Guardatelo in HD e a schermo intero. E' fantastico e rilassante. Meraviglioso e... date voi il giudizio. Ricordatevi che il soggetto ha cinque miliardi di anni e va trattato con rispetto.


lunedì 26 agosto 2019

Scienze della Terra - Pietra di Bismantova


La Pietra di Bismantova è una montagna dell'Appennino reggiano, alta 1041 metri.
È situata nel comune di Castelnovo ne' Monti, paese che sorge alle sue falde, in provincia di Reggio Emilia. Si presenta come uno stretto altopiano dalle pareti scoscese, che si staglia isolato tra le montagne appenniniche.
La zona è classificata come sito di interesse comunitario (codice IT4030008) della Rete Natura 2000, ed è in parte compresa nel territorio del Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.

La formazione geologica che costituisce e che rende peculiare la Pietra di Bismantova è nota col nome di Formazione di Bismantova; essa possiede una potenza di circa 100 metri ed è composta da un basamento di marne su cui poggia un livello di calcarenite, depositatesi in ambiente marino di piattaforma continentale interna nel Miocene inferiore e medio, fra il Burdigaliano superiore e il Langhiano inferiore. Vi sono contenuti resti fossilizzati come gusci di molluschi, echinidi, briozoi, foraminiferi bentonici e alghe coralline, in particolare specie tipiche di acque temperato-calde.
Dopo l'emersione della catena appenninica, la successiva fessurazione e frammentazione della formazione arenacea, seguita da erosione, hanno lasciato intatta la porzione di lastra visibile attualmente, lunga 1 km, larga 240 metri e alta 300 metri rispetto alla pianura circostante. La sommità della Pietra raggiunge i 1041 metri sul livello del mare.
Molti dei massi che si trovano attorno alla Pietra di Bismantova si sarebbero staccati in epoca recente, attorno al XVII secolo, durante la piccola era glaciale.
Per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/Pietra_di_Bismantova

mercoledì 21 agosto 2019

Gemme - Pietre preziose

Alcune gemme: 1) turchese 2) ematite 3) crisocolla 4) occhio di tigre 5) quarzo 6) tormalina 7) corniola 8) pirite 9) sugilite
10) malachite 11) quarzo rosa 12) ossidiana "fiocchi di neve" 13) rubino 14) agata muschiata 15) diaspro 16) ametista
17) calcedonio 18) lapislazzuli.
Con il termine gemme si intende un insieme di materiali di diversa origine (anche se la grande maggioranza è costituita da minerali), che sono suscettibili di essere lavorati per accrescerne l'estetica e, conseguentemente, il pregio.

Rientrano fra le gemme tutte quelle specie e varietà minerali (oltre ad alcune rocce ed alcuni materiali di origine vegetale od animale) che, suscettibili di taglio o lucidatura, possono essere utilizzate in lavori di gioielleria.

La preziosità di queste pietre è determinata dalla loro purezza e dall'intensità del loro colore oltre che dalla loro rarità.

Sono considerate gemme pure l'avorio, il corallo e le perle, che sono di origine animale, così come l'ambra e il giaietto, che sono di origine vegetale.

Benché sia ancora comunemente usato, il termine pietre preziose ha poco significato poiché in pratica il valore commerciale di una gemma dipende essenzialmente dalle sue qualità ottiche (principalmente la limpidezza e il colore) e dalla lavorazione piuttosto che dalla appartenenza a specifiche specie minerali più o meno preziose.
Le cinque gemme cardinali dell'antichità (in ordine di lettura): diamante, zaffiro, rubino, berillo, ametista.

A seconda delle caratteristiche ottiche e cromatiche oltre che della durezza del materiale, si possono realizzare tagli a facce piane (i tagli propriamente detti) oppure lavorazioni a cabochon, caratterizzate dall'avere superfici curve, lisce e convesse.

I tagli a facce piane sono prevalentemente utilizzati per le gemme trasparenti, mentre i tagli a cabochon di solito per le gemme opache, ma non è una regola fissa. Il taglio a cabochon inoltre permette la messa in mostra di alcuni fenomeni di rifrazione della luce, caratteristici di alcune gemme, come l'adularescenza, l'opalescenza, il gatteggiamento e l'asterismo.

A seconda delle caratteristiche ottiche e cromatiche oltre che della durezza del materiale, si possono realizzare tagli a facce piane (i tagli propriamente detti) oppure lavorazioni a cabochon, caratterizzate dall'avere superfici curve, lisce e convesse.

I tagli a facce piane sono prevalentemente utilizzati per le gemme trasparenti, mentre i tagli a cabochon di solito per le gemme opache, ma non è una regola fissa. Il taglio a cabochon inoltre permette la messa in mostra di alcuni fenomeni di rifrazione della luce, caratteristici di alcune gemme, come l'adularescenza, l'opalescenza, il gatteggiamento e l'asterismo.
Blue Star Sapphire - Esempio di Asterismo 

Orecchini in Occhio di Tigre - Esempio di Gatteggiamento
Tipi di tagli e forme di taglio
Tipi di taglio e di forma
Esistono numerosi tipi di taglio e, in particolare per i diamanti che già contano circa 40 differenti tagli, ne vengono tuttora creati di nuovi. A seconda delle caratteristiche della pietra si sceglie un taglio che ne esalti determinate qualità, che possono essere il colore o la dispersione cromatica.
Con il passare del tempo, i tipi di taglio sono stati perfezionati aumentando il numero di faccette e la precisione del taglio in modo da esaltare maggiormente la brillantezza della pietra.

Gemme da collezione
A livello amatoriale, numerose specie minerali possono essere tagliate e lavorate con ottimi risultati pur non rientrando fra le pietre normalmente commercializzate in gioielleria. Possono infatti essere lavorati campioni che presentino un buon colore ed una buona limpidezza, unite ad una durezza sufficientemente alta.

venerdì 16 agosto 2019

Limite K-T


Il limite K-T è il termine con cui si indica il passaggio, datato a 65,5 ± 0,3 milioni di anni fa tra Cretacico e Cenozoico nelle successioni stratigrafiche. La K è l'abbreviazione normalmente usata per il Cretacico, mentre la T fa riferimento al Terziario, nome con cui si indicano complessivamente il Paleogene e il Neogene.
In alcuni affioramenti tale evento è marcato dalla presenza di un livello, avente spessore massimo di un centimetro, che contiene una notevole quantità di iridio e di altri metalli solitamente rari in natura, ma assai comuni nei meteoriti.
  
Ipotesi Alvarez
Nel 1980 un gruppo di ricerca guidato dal fisico Luis Alvarez, premio Nobel, rilevò nei sedimenti di molte parti del mondo relativi alla transizione tra Cretacico e Terziario, una concentrazione di Iridio tra 30 e 130 volte maggiore del normale. L'Iridio è normalmente piuttosto raro nella crosta terrestre in quanto, essendo un siderofilo, è precipitato con il ferro nel nucleo terrestre nelle prime fasi di formazione della Terra durante la differenziazione planetaria. Poiché tuttavia l'Iridio è invece abbondante negli asteroidi e nelle comete, il gruppo di Alvarez propose che la terra fosse stata colpita da un enorme asteroide che determinò la transizione tra Cretaceo e Paleocene.
L'idea di un impatto astronomico era già stata proposta, ma senza averne rilevato le tracce.

Cratere di Chicxulub
Anche l'ipotesi di Alvarez al momento della sua formulazione non aveva ancora identificato il sito dell'impatto, che avrebbe dovuto formare un cratere di circa 250 km di diametro.
Ricerche successive identificarono nel 1990 il cratere di Chicxulub sulla costa dello Yucatan, in Messico, come quello corrispondente alle indicazioni; questo cratere ha infatti attualmente un diametro di circa 180 km, in linea con i calcoli precedenti.
La forma e la localizzazione del cratere indicano altre cause di devastazione oltre alla nube di polveri. L'impatto dell'asteroide sulla costa deve aver provocato giganteschi tsunami, testimoniati da numerose tracce nella costa Caraibica e nell'est degli Stati Uniti. L'asteroide impattò in uno strato di gesso (solfato di calcio) che provocò un aerosol di anidride solforosa il quale, oltre ad oscurare la luce del sole, provocò ingenti piogge acide che risultarono letali per la vegetazione, il plancton e gli organismi che costruiscono un guscio calcareo come i molluschi. Si calcola che ci vollero più di dieci anni perché gli aerosol si dissolvessero.
La forma del cratere inoltre suggerisce che l'asteroide colpì il suolo con un angolo tra 20° e 30° e con direzione Nord-Ovest, indirizzando quindi i detriti verso la parte centrale degli odierni Stati Uniti.
L'ipotesi dell'impatto da asteroide è ora accettata dalla maggior parte dei paleontologi, anche se questa non è ritenuta la sola causa dell'estinzione di massa.

Impatti multipli

Oltre al grande cratere di Chicxulub, ci sono numerosi altri crateri che si sono formati all'epoca della transizione K-T. Questo suggerisce anche la possibilità di una serie di impatti multipli contemporanei, derivanti ad esempio dalla frammentazione di un asteroide, come è capitato alla cometa Shoemaker-Levy 9 nel suo recente impatto con il pianeta Giove.
Esempi di crateri di questo periodo sono:
  • il cratere Boltysh, in Ucraina, con un diametro di 24 km e un'età stimata a 65.17 ± 0.64 milioni di anni.
  • il cratere Silverpit, nel Mare del Nord, con un diametro di 20 km e un'età di 60-65 milioni di anni.
  • il cratere di Shiva, in India, ovale, con gli assi di 600 e 400 km e un'età di 60-65 milioni di anni.
Altri crateri che si fossero formati nell'allora esistente Oceano Tetide, che includeva anche l'odierno Mar Mediterraneo, sarebbero cancellati o nascosti dai movimenti tettonici che hanno portato allo spostamento delle grandi placche continentali dell'Africa e dell'India.

Estinzione di massa

Il sottile strato di argilla presente negli affioramenti corrispondenti al limite K-T, confermerebbe la teoria per la quale i dinosauri ed altre creature, si estinsero in quel periodo in seguito ad una catastrofe globale causata da una collisione della terra con un meteorite, di cui l'iridio e gli altri elementi rari sarebbero una testimonianza.
Oltre ai dinosauri molte altre forme di vita non superarono il limite K-T, ad esempio gli pterosauri, gli ittiosauri ed i plesiosauri tra i rettili e le ammoniti, le belemniti e le rudiste tra i molluschi.

In Italia il Limite K-T è riconosciuto nella Gola del Bottaccione - Gubbio - Italy
Un grazie a Duilio Preziosi
La profonda fenditura (nell’immagine qui sopra) rappresenta lo Strato K-T trovato da Alvarez nell’80. I forellini circolari sono saggi prelevati per studiare i dintorni dello strato.
Queste rocce si sono formate sul fondo di un antico oceano chiamato Tetide. Le rocce più antiche dello Strato K-T – sul lato destro dell’immagine – sono composte da carbonato di calcio originato dal deposito di milioni di microorganismi fossili (conchiglie e plancton), mentre le rocce più giovani – lato sinistro – sono composte da argilla, le tracce di forme di vita si interrompono immediatamente con l’Evento K-T.

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